Gli agromeccanici sollecitano il Governo a prendere a cuore le necessità della categoria

L’edizione di Eima 2022, che riporta la principale
esposizione di macchine agricole del Mediterraneo
alla sua naturale cadenza biennale, dopo gli sconvolgimenti
legati alla pandemia (l’appuntamento del 2020
fu rimandato di un anno), viene a cadere in un momento
caratterizzato da nuove emergenze.
Quali che siano le cause, le crisi internazionali hanno portato
ad una revisione del nostro modello economico a partire dai
consumi, dall’energia e dalle prospettive di sviluppo, senza dimenticare
la sicurezza alimentare, tornata alla ribalta non solo
per gli aspetti qualitativi, ma anche sotto il profilo quantitativo.
L’Unione Europea ha cercato, con il consueto pragmatismo,
di insistere sulla realizzazione dei programmi in corso, ma
concepiti in un quadro del tutto diverso, lasciando nei cittadini
e nelle imprese la stessa sensazione che suscitava – nei
Promessi Sposi – l’atteggiamento dei monsignori del duomo
di Milano.
Ci sarebbe voluto, se non un ripensamento, almeno una
risposta più conciliante verso le emergenze provocate dal
conflitto russo-ucraino: è giusto mostrare fermezza e dignità
verso gli atteggiamenti arroganti e bellicosi, ma il troppo
orgoglio non ha mai aiutato né a prevenire né a risolvere i
conflitti.
Tale impostazione, ora in fase di parziale revisione, ha fatto
perdere tempo prezioso all’Europa, che avrebbe forse potuto
riorganizzarsi meglio per affrontare le difficoltà in arrivo, e in
primo luogo quella energetica.
Sul piano delle politiche agricole, le prime correzioni ci sono
già state, grazie alle decise prese di posizione di vari stati
membri, fra cui l’Italia: la programmazione in agricoltura ha
effetti a lungo termine – come minimo, un’annata agraria –
un fatto di cui la Commissione europea è ormai consapevole.
Positivo è il giudizio sulle iniziative comunitarie adottate per
garantire un adeguato approvvigionamento dei fertilizzanti,
a costi sostenibili, la cui produzione a livello continentale ha
subito una brusca contrazione a causa degli aumenti del
prezzo del gas naturale.
Nel nostro Paese, caratterizzato da un persistente squilibrio
finanziario, la fiscalità eccessiva, sia per le accise e le imposte
indirette (l’IVA al 22% è assai più alta della media europea) sia

per la tassazione del reddito, specialmente per le imprese
tassate a costi e ricavi, come accade agli agromeccanici.
È auspicabile che la riduzione delle accise sui carburanti
assuma carattere permanente, per contenere i costi di produzione;
sarebbe inoltre necessario mantenere in essere gli
sgravi di carattere straordinario, come il credito d’imposta
sugli acquisti di gasolio da parte delle imprese operanti nelle
filiere agricole, in attesa della stabilizzazione dei prezzi
internazionali.
Al di là delle necessità contingenti, fin dall’ultima tornata
elettorale la Confederazione Agromeccanici e Agricoltori
Italiani aveva portato le esigenze delle categorie rappresentate
all’attenzione della politica, azione poi proseguita con la
coalizione di governo, fondata su obiettivi di ampio respiro.
Fondamentale è la definizione del profilo giuridico dell’imprenditore
agromeccanico in agricoltura, iniziata sì, ma
ancora da completare; un passaggio che comprende il riconoscimento
della professionalità delle imprese, certificata
da un albo nazionale, sul modello di quelli già adottati da
alcune regioni.
La qualificazione dei servizi prestati prelude all’inserimento
a pieno titolo degli agromeccanici nelle filiere agricole ed
alla concessione degli incentivi e delle provvidenze, nazionali
e comunitarie, per l’innovazione e lo sviluppo della
meccanizzazione.
Al nuovo governo gli agromeccanici chiedono di aprire una
costruttiva fase di concertazione con la rappresentanza di
categoria, per gli effetti positivi che le imprese agromeccaniche
possono avere sull’impatto ambientale e sulla sostenibilità
dello sviluppo dell’agricoltura, anche sul piano della
redditività.
A tal fine è indispensabile che il processo di rinnovamento in
agricoltura, avviato con la Transizione 4.0, non venga interrotto,
proprio nella fase in cui sta cominciando a produrre i
primi effetti: per questo chiediamo di ripristinare la percentuale
di credito d’imposta al 40% almeno per un altro biennio.
L’incentivo si è infatti rivelato molto efficace per stimolare il
processo di rinnovamento e di estensione delle nuove tecnologie
ad un sistema agricolo che si sta rivelando sempre
più strategico per il nostro Paese.

• Gianni Dalla Bernardina
Presidente CAI AGROMEC