Una nuova primavera per le imprese agromeccaniche

Insieme alla ripresa vegetativa, la primavera è da sempre il
simbolo dell'innovazione e della speranza in un avvenire più
favorevole o semplicemente più giusto.
Ci auguriamo che questa primavera sia, per la definizione dell'imprenditore
agromeccanico, uno spartiacque fra passato e futuro:
da semplice artigiano, che sulle aie delle cascine eseguiva
trebbiatura, sgranatura ed estrazione della fibra di canapa, ad
imprenditore in agricoltura per conto terzi, come indicano i decreti
attuativi della “Legge di orientamento e modernizzazione
dell'agricoltura” emanati nei primi anni Duemila.
L'occasione è venuta proprio lo scorso 21 marzo, con l'audizione
informale alla presenza delle figure istituzionali e dell'on. Mirco
Carloni, Presidente della Commissione Agricoltura della Camera,
insieme alle altre Confederazioni agricole. Una concreta opportunità
per portare all'attenzione della politica le problematiche
della categoria, in gran parte coincidenti con quelle agricole,
ma con due ulteriori specificità: chiarire l’inquadramento
dell’imprenditore agromeccanico e istituire l'Albo nazionale degli
agromeccanici.
L’audizione si è rivelata un momento fondamentale per approfondire
la centralità delle imprese agromeccaniche come volano
di sviluppo per un’agricoltura moderna grazie alla grande professionalità,
propensione agli investimenti e capacità imprenditoriale
delle aziende, soprattutto nell’innovazione.
Lo sviluppo delle nostre istanze parte dal Decreto Legislativo 29
marzo 2004, n° 99, che ha definito i soggetti, le attività, la salvaguardia
dell'integrità aziendale e la semplificazione amministrativa
in agricoltura: all'articolo 5, il decreto stabilisce cosa sia l'attività
agromeccanica, senza però allargarsi a definire con certezza chi
sia il soggetto che la esercita.
L’attività agromeccanica fa parte del settore agricolo, come
riconosciuto dalla classificazione delle attività economiche Ateco
2007 alla voce 01.16.00 (attività di supporto alla produzione
vegetale), le macchine e attrezzature utilizzate sono agricole, i
dipendenti sono inquadrati in agricoltura: tutto concorda sotto
l'aspetto oggettivo, ma su quello soggettivo l'imprenditore è ancora
considerato un artigiano. Una qualifica che contrasta con
quanto fa, ogni giorno, la categoria: sono esattamente le stesse
operazioni che l'art. 2135 del Codice Civile riconosce agli imprenditori
agricoli, dirette alla cura e allo sviluppo di un ciclo biologico

o di una fase necessaria del ciclo stesso. Nonostante la chiarezza
della norma, l’imprenditore agromeccanico è inquadrato, ai fini
previdenziali, nel settore artigiano, con numerosi effetti negativi:
non può costruire – salvo poche eccezioni – in zona agricola;
non può accedere ai ristori previsti per le calamità, né a quelli
previsti per l'agricoltura (in quanto artigiano), né a quelli per il
settore industriale, avendo un codice attività di ambito agricolo.
Oltre all'inquadramento dell'imprenditore, è fondamentale la
costituzione di un Albo nazionale delle imprese che esercitano
attività agromeccanica per garantire da un lato certificazione,
qualificazione e professionalità al settore – e quindi anche alle
aziende agricole clienti – e dall’altro un controllo sulla concorrenza
sleale. Sul piano strettamente giuridico sarebbe più facile
escludere a priori le attività per conto terzi connesse a quella
agricola, ma se si vuol fare il bene dell'agricoltura italiana, per
motivi di trasparenza e per evitare una possibile concorrenza, è
opportuno valutarne l'inclusione.
Tre regioni hanno già costituito l'albo regionale – in ordine cronologico,
Lombardia, Emilia Romagna e Veneto – mentre una
quarta, il Piemonte, ha appena varato un percorso di qualificazione
che parte dall'Elenco ufficiale delle imprese agromeccaniche.
L'adozione di un albo nazionale, oltre alle sue funzioni operative
e istituzionali, potrebbe svolgere un ruolo di indirizzo verso le
amministrazioni che ancora non hanno completato il percorso
verso l'albo regionale, consentendo di uniformare le norme di
accesso a tutti i livelli.
L'audizione si è rivelata un successo, pur considerando le diverse
opinioni espresse dalle due rappresentanze della categoria; dalla
parte agricola è venuta la piena consapevolezza che senza il
contoterzismo l'agricoltura italiana vedrebbe aggravarsi le sue intrinseche
difficoltà, legate alla ridotta dimensione aziendale e alle
difficoltà di reperimento di manodopera specializzata. La politica
ha risposto in modo concreto, sia sulla necessità di riportare su un
unico piano i diversi modi di esercitare l'attività agromeccanica,
sia sull'apertura di una seria riflessione sull'attuale quadro civilistico,
nel quale potrebbero convivere figure – come l'agricoltore
e l'agromeccanico – che pur svolgendo ruoli diversi concorrono
al medesimo obiettivo.
Il seme è stato gettato: come ha ribadito l'on. Carloni nelle sue
conclusioni, l'onere di arrivare ad un risultato spetta alla politica
nazionale, che saprà sicuramente trovare il compromesso giusto
per arrivare a definire, una volta per tutte, chi siano e cosa siano
gli agromeccanici.
Una nuova primavera
per le imprese
agromeccaniche
• Gianni Dalla Bernardina
Presidente CAI