Cai Agromec in prima linea per la difesa del credito d’imposta sui carburanti

La vicenda del credito d’imposta sui carburanti agricoli,
stabilita in prima battuta dal decreto “Ucraina” di marzo,
ed ora riproposta dal decreto-legge “Aiuti bis” secondo la
medesima formulazione, ha suscitato fin dal principio reazioni
contrastanti.
La Confederazione Agromeccanici e Agricoltori Italiani ha
sempre creduto nell’agevolazione e nella sua piena applicabilità
da parte delle imprese agromeccaniche, sia per motivi
giuridici, sia perché risponde ad un disegno del governo Draghi
di sostenere tutta la filiera agricola.
L’impennata dei costi dei carburanti, scoppiata subito dopo
la ripresa che aveva fatto seguito ai blocchi sanitari – già nel
corso dell’autunno – aveva portato a superare i valori medi
degli anni immediatamente precedenti alla pandemia. Il colpo
di grazia è arrivato con il conflitto fra Russia e Ucraina, che
ha spinto l’esecutivo a ridurre le accise sui carburanti e nel
contempo a recuperare, attraverso l’istituzione del credito
di imposta del 20%, una parte del maggior costo del gasolio
acquistato dal settore agricolo nel primo trimestre dell’anno.
Il provvedimento è chiaramente rivolto a tutte le imprese del
settore, e quindi a tutto il carburante impiegato in agricoltura:
non è da considerare la natura dell’impresa, che può essere
agricola o non agricola, quanto l’attività oggettivamente
svolta. Una lettura che concorda con lo spirito della norma,
come chiarito da illustri esperti di diritto tributario: se il beneficio
avesse avuto carattere soggettivo (e non oggettivo)
sarebbero stati esclusi, oltre agli agromeccanici, anche tanti
produttori (non solo zootecnici) che non hanno la qualifica di
impresa agricola.
Un’altra conferma ci viene dall’esame del successivo articolo
(19) della stessa legge che, volendo riservare un certo beneficio
ai soli agricoltori, non ha considerato l’attività svolta, ma
la natura soggettiva dei destinatari: la norma si rivolge infatti
alle sole imprese agricole. D’altro canto il riferimento all’attività
è espressione di un indirizzo giuridico costantemente
applicato a vari aspetti amministrativi, che non guarda più
alla natura dell’impresa ma all’attività realmente esercitata.
Tale indirizzo non deriva da un capriccio del legislatore,
ma dal diritto internazionale, che inquadra le stesse imprese
agromeccaniche all’interno del settore agricolo, come

espresso dalla classificazione delle attività economiche, che
si riverbera nella codifica Ateco, adottata anche in Italia. Il
processo produttivo agricolo tende ad essere sempre più
spesso considerato come un insieme di attività concorrenti
verso un unico scopo, esemplificato dal concetto di filiera, il
cui prodotto deriva dai singoli contributi apportati dalle varie
imprese che ne fanno parte.
Già nel periodo più critico della pandemia, quando ancora
non erano disponibili né terapie realmente efficaci né vaccini,
le uniche eccezioni ammesse al blocco sanitario non
riguardarono singole tipologie aziendali, ma le attività svolte
nell’ambito delle filiere agricole. In epoca più recente, il legislatore
ha deciso di riproporre l’agevolazione sotto forma
di credito d’imposta, per il terzo trimestre, nell’articolo 7 del
decreto-legge “Aiuti-bis”, il cui disegno di legge di conversione
è attualmente in discussione alle Camere.
Nella relazione tecnica di accompagnamento al disegno di
legge si specifica chiaramente che gli effetti finanziari il credito
d’imposta sono valutati con riferimento ai consumi di carburante
utilizzato nel settore agricolo, senza alcuna distinzione
fra conto proprio e conto terzi. Tutti questi elementi, precisi e
concordanti, permettono di stabilire che nell’attuale quadro
normativo il credito d’imposta del 20% sugli acquisti di gasolio
agricolo, nel primo e – se confermato – nel terzo trimestre
2022 può essere utilizzato dalle imprese agromeccaniche,
se impiegato per svolgere attività agricole. L’applicazione del
beneficio agli agromeccanici è giustificata dalla necessità di
ridurre i costi a carico del sistema produttivo, duramente provato
da svariati fattori eccezionali, dato che ogni euro in più
a carico degli agromeccanici si riflette infatti sull’intera filiera.
Non si comprendono quindi certe prese di posizione che
vorrebbero escludere le imprese agromeccaniche al solo
fine di giustificare azioni che di sindacale hanno ben poco:
Caiagromec ha sempre creduto nella volontà dell’esecutivo di
intervenire sulla riduzione dei costi della produzione agricola
e si è sempre battuta per far valere i principi espressi da legislatore
in innumerevoli occasioni. Non lasceremo soli i nostri
associati e li assisteremo, ad ogni livello, per la difesa dei loro
legittimi interessi, che peraltro si identificano con quelli di tutta
l’agricoltura e dell’intero Paese.
• Gianni Dalla Bernardina
Presidente CAI AGROMEC