L’istat certifica l’affermazione del contoterzismo professionale

A quasi un anno di distanza dalla chiusura del censimento
generale dell’agricoltura, l’Istat ha diffuso i
primi risultati, che mostrano una forte contrazione
nel numero dei produttori agricoli, a vantaggio delle aziende
più grandi e strutturate.
Aziende che diventano più esigenti in fatto di servizi, al
punto che diminuisce fortemente il numero di agricoltori
che svolgono servizi per conto terzi – le cosiddette attività
connesse – a vantaggio, evidentemente, degli agromeccanici
professionali.
Il report annuale del Crea (2021) aveva mostrato una lievissima
contrazione del fatturato per conto terzi (poco più
dell’1%), un valore che non corrisponde al forte calo subito
dalle connesse e che pare confermare l’ulteriore crescita
del contoterzismo professionale. Le imprese agromeccaniche
mostrano infatti di avere gradito la formula del
credito d’imposta, che nell’ultimo triennio ha catalizzato
cospicui investimenti, ai quali ha fatto seguito una corrispondente
espansione dei servizi prestati.
Il ripensamento sulla multifunzionalità da parte di quasi la
metà degli agricoltori che vi si erano dedicati nel passato,
evidenziato dal censimento, può essere spiegato proprio
con la difficoltà di restare competitivi senza investimenti,
che sono alla base dell’attività agromeccanica. Se è possibile
svolgere servizi per conto terzi in misura marginale
e occasionale, secondo le previsioni del codice civile,
quando si richiede una continuità ed una professionalità
ben definita, è indispensabile creare un’impresa dotata di
propria autonomia.
Questo spiega la contrazione delle “connesse”: quella
agromeccanica è una professione a sé stante che, pur
rientrando nel settore agricolo, richiede veri professionisti:
la fase dello spontaneismo è ormai terminata e ha sempre
più bisogno di veri imprenditori.
Non devono però esistere barriere ed ostacoli rispetto alla
soggettività di chi la esercita: che sia un produttore agricolo,
o un imprenditore specializzato, l’attività agromeccanica
è e deve essere considerata agricola a tutti gli effetti,
come già da tempo ha affermato una dottrina costante.

Il fatto che le imprese agromeccaniche siano state definite
tali dal decreto di attuazione della “legge di orientamento”,
che ha normato l’imprenditore agricolo professionale o il
caso particolare della società agricola, ci dice che siamo
tutti nel medesimo ambito, quello dell’agricoltura.
Rispetto all’inquadramento civilistico, le norme speciali
hanno seguito la medesima traccia: dal testo unico sulle
accise, che si applica tutti coloro che svolgono lavorazioni
agricole, alla normativa sul lavoro, che inquadra in agricoltura
chi svolge lavori in ambito agricolo.
Nell’attesa che le iniziative legislative volte al riconoscimento
agricolo del soggetto agromeccanico, e non solo
dell’attività oggettivamente svolta facciano il loro corso,
le Regioni più illuminate, grazie al supporto delle nostre
articolazioni territoriali, si sono già mosse. Dopo le regioni
Lombardia – la prima in ordine di tempo – e l’Emilia
Romagna, che nel corso dell’ultimo biennio hanno attivato
bandi specifici per le imprese agromeccaniche, ora
anche nella Regione Veneto potrebbe partire un’iniziativa
analoga. È di pochi giorni fa la presentazione, da parte
del Consigliere Filippo Rigo, dell’Intergruppo Lega - Liga
Veneta, di un progetto di legge regionale di integrazione
della norma, risalente al 2014, per la valorizzazione dell’attività
agromeccanica e per la costituzione del relativo albo
regionale.
È chiara la volontà della Regione di incentivare gli interventi
nell’ambito della salvaguardia ambientale, dalla gestione
degli effluenti alla fertilizzazione e difesa delle colture, in
un’ottica di bacino che comprenda anche le altre grandi
regioni dell’area padana.
Sono segnali precisi e concordanti, che dimostrano come
la politica abbia ben compreso che per fare innovazione
in agricoltura le imprese agromeccaniche sono uno strumento
decisivo.
Ci auguriamo che alla presa di coscienza delle regioni del
Nord si accompagni quella del Parlamento, per la costituzione
di un albo nazionale, senza dimenticare lo sviluppo
rurale, che ha visto cadere ogni possibile preclusione a
livello comunitario.

• Gianni Dalla Bernardina
Presidente CAI AGROMEC