L’attenzione al settore primario ignora i depositi di carburante agricolo

L’interminabile vicenda che ha fatto seguito alla modifica
del testo unico sulle accise, decisa a metà ottobre
dal governo con il nobile fine di combattere le evasioni
e le frodi nel settore dei carburanti, lungi dall’avere visto
la sua conclusione, ha almeno segnato un punto importante
grazie all’impegno profuso dalla Confederazione Agromeccanici
e Agricoltori Italiani.
Ma procediamo con ordine: che c’entrano agromeccanici e
agricoltori con le frodi milionarie di cui si legge nelle cronache?
Qui bisognerebbe interpellare gli esperti del Ministero
dell’Economia e delle Finanze, per conoscere se esistono altre
tecniche truffaldine, diverse da quelle riportate dai media.
Secondo i comunicati ufficiali, queste operazioni si concretizzano
attraverso le cosiddette “società carosello” che, giovandosi
di aziende compiacenti e di prestanome, rivendono
ingenti quantitativi di gasolio per autotrazione senza versare
l’Iva e senza pagare imposte.
A parte qualche “pesce piccolo” da pochi milioni, pare che
nei primi due mesi del 2020 siano già stati messi a segno
dalle Fiamme Gialle due colpi importanti, con sequestri di
beni dell’ordine di oltre cento milioni ciascuno. Operazioni
che meritano certamente il plauso incondizionato di tutti i
cittadini e imprenditori onesti, ma che non aiutano a capire
l’attacco condotto dal legislatore ai piccoli depositi e distributori
per uso agricolo o privato, di capacità superiore, rispettivamente,
a 10 e a 5 metri cubi.
Probabilmente ha prevalso la strategia, invero alquanto semplicistica,
di limitarsi a restringere le maglie della rete, dimenticando
però che così facendo si allargava a dismisura la platea
dei soggetti da controllare, con imprevedibili effetti sulla
reale efficacia del provvedimento.
Per quello che ci riguarda, sappiamo solo che i depositi di
carburanti per impiego agricolo e agromeccanico sono destinati
esclusivamente a rifornire mezzi dotati di scarsa mobilità,
che non possono rivolgersi alla rete stradale, oppure
che impiegano gasolio agevolato, non disponibile nella rete
distributiva: tutto qui.
Ciò che turba gli animi, in questa complessa vicenda, è il
fatto che l’esecutivo sia andato avanti a testa bassa, non
ascoltando nessuno: CAI ha svolto oltre dieci diversi interventi

solo nel periodo che ha preceduto la conversione in
legge del decreto, per i quali vogliamo ringraziare, in particolare,
i deputati Filippo Gallinella e Franco Manzato. Altri
tentativi sono stati attuati in sede conversione del decreto
“milleproroghe”, con varie proposte di emendamento, tutte
bloccate dal deplorevole ricorso alle mozioni di fiducia, uno
strumento di natura eccezionale che sta purtroppo prendendo
il sopravvento; tutto questo lavoro ha lasciato in eredità al
governo un’interrogazione, a firma di Flavio Gastaldi, e una
mozione delle on. Lisa Noja e Maria Chiara Gadda.
A tempo quasi scaduto, è notizia di questi giorni, si è finalmente
fatta strada l’interpretazione corretta, sostenuta da
autorevoli disposizioni ministeriali: i depositi e impianti che
contengono gasolio denaturato per impiego agricolo sono
esonerati sia dalla denuncia fiscale che dall’obbligo di registrazione
dei movimenti in entrata e in uscita.
Una interpretazione subito fatta propria da CAI e sostenuta
anche dalle rappresentanze agricole, ma che lascia tuttora
aperti diversi interrogativi.
In primo luogo, mancano indicazioni su come debba essere
computata la capacità dei depositi di gasolio non denaturato,
ma ugualmente destinato ad impiego agricolo: un’eventualità
che il legislatore non ha previsto, per scarsa conoscenza
dell’agricoltura, ma che ha comunque un peso.
A decorrere dalla legge Finanziaria per l’anno 2013, i soggetti
ammessi all’impiego dei carburanti agricoli subiscono una
trattenuta, rispetto ai parametri di consumo ministeriali, pari
al 23%: detta differenza deve essere integrata con l’acquisto
di carburanti per autotrazione, non denaturati.
Del fatto che tali prodotti non siano immediatamente identificabili,
anche se destinati agli stessi impieghi di quelli denaturati,
agromeccanici e agricoltori non hanno colpa alcuna:
auspichiamo pertanto che il competente ministero voglia assumere
provvedimenti specifici, tenuto conto anche dell’imminente
inizio della campagna agricola
Desta poi qualche perplessità il lungo silenzio della Direzione
centrale delle Dogane, reso ancor più evidente dal contrasto
con la tempestiva emanazione del Decreto direttoriale di fine
2019: a poche settimane dall’entrata in vigore dei vari adempimenti,
manca ancora una presa di posizione definita.

• Gianni Dalla Bernardina
Presidente CAI