Riconoscere agli agromeccanici gli stessi diritti degli agricoltori

Nei prossimi cinque anni l’agricoltura cambierà più in fretta di quanto non sia cambiata negli ultimi 100. E il ruolo delle imprese agromeccaniche crescerà ancora e avranno un ruolo cruciale per le nuove frontiere dell’agricoltura smart e per contribuire alla trasparenza della blockchain, in cui ogni passaggio dal seme alla tavola potrà essere monitorato dai consumatori.
È questo quello che il mercato richiede ed è quello che l’agricoltura – per lo meno nel mondo occidentale – dovrà assolutamente offrire, Italia compresa. Se non saremo in grado di fare ciò, usciremo dalla filiera e ne saremo espulsi a una velocità tale che non avremo alternative, se non quella di chiudere e cambiare mestiere.
Gli esperti stanno evidenziando che sempre più si sta assottigliando il confine tra reale e virtuale e si parla ormai di era “post digitale”. Significa che le esigenze del futuro vanno verso una specializzazione dell’offerta, ottenuta attraverso una tecnologia responsabile, altro elemento che non possiamo trascurare o relegare come marginale. Tale visione è stata rilanciata recentemente anche dal presidente e amministratore delegato di Accenture Italia, che pure si occupa di altro rispetto all’agricoltura, ma questo significa che le tecnologie stanno accompagnando la crescita di molti settori.
Non sempre è immediato rendersene conto, proprio per la rapidità delle innovazioni che stanno modificando la nostra vita e cambiando i nostri comportamenti, ma stiamo attraversando una fase di estrema dinamicità, grazie ai satelliti, alla possibilità di rilevare, archiviare e analizzare i big data, alle tecnologie che non hanno più bisogno di strumenti iper-specializzati per essere utilizzate. L’Internet of Things è una “rivoluzione semplice”, che sta portando e sempre più potrà portare benefici per il settore agricolo e la filiera agroalimentare.
La Confederazione degli Agromeccanici e Agricoltori Italiani punta ad accompagnare la rivoluzione verde digitale e – lo rilevo con grande soddisfazione – dalle assemblee provinciali alle quali ho l’onore di partecipare in tutta Italia, emerge una spinta convinta a proseguire in maniera determinata sulla strada imboccata dalla nuova dirigenza Cai, per cercare di definire in maniera completa l’attività agromeccanica come indispensabile per l’agricoltura italiana del futuro, che vuole dare risposte ai cittadini ed essere sempre più sicura, certificata e di qualità.
Anche le imprese agromeccaniche meritano risposte, perché l’incertezza ci impedisce di investire in azienda con una pianificazione pluriennale e di dialogare con il sistema agricolo e alimentare in maniera efficace, senza intoppi o colpi di scena.
Lo diciamo sottovoce come la scaramanzia suggerisce, ma questo governo sta mostrando attenzione verso l’agricoltura. Accanto alle misure di emergenza sono approdati finalmente in porto provvedimenti che da anni erano nel limbo delle commissioni. Mi riferisco, in particolare, al decreto sull’enoturismo, annunciato per fatto per tre anni consecutivi, ma emanato solo nelle scorse settimane.
Questo dà fiducia alla nostra categoria, che attende di completare il percorso di inquadramento agricolo dal 2001, per quanto vi sia una sostanziale condivisione di intenti per riconoscere gli stessi diritti degli agricoltori ogni volta che vengono a conoscenza della situazione palesemente discriminatoria.
Sul tema è intervenuto per la seconda volta in pochi mesi il sottosegretario alle Politiche agricole, Franco Manzato, dal palco dell’assemblea di Apima Verona. A costo di sembrare ripetitivi annotiamo di seguito le sue parole, in modo che fungano da stimolo all’azione: “I contoterzisti sono degli agricoltori, lo dobbiamo scrivere anche nei provvedimenti di politica agricola. Il contoterzista e l’agricoltore fanno parte di un’unica strategia: entrambi investono su tecnologia e qualità del prodotto e nel 2019 dovremo disegnare un quadro che comprende anche gli agromeccanici”. Più chiaro di così si muore.
Si sta avviando un dialogo europeo che potrebbe tradursi in azioni proficue, seppure siamo consapevoli che con il nuovo Parlamento e la nuova Commissione bisognerà ricominciare da capo. Ma esplicitare una linea politica – di difesa della Pac e delle risorse economiche a sostegno degli agricoltori - e stringere alleanze internazionali ci sembra un passo importante. Farsi trovare pronti è già un buon inizio.

• Gianni Dalla Bernardina
Presidente CAI