Pubblicato
![](http://caiagromec.it/sites/unima.it/files/styles/medium/public/field/image/gdb_11.png?itok=8rOCDhNO)
Da aratori e trebbiatori a imprenditori agromeccanici. In
oltre 80 anni di vita associativa ci sta anche un’evoluzione
lessicale che si adatta plasticamente all’evoluzione
che il comparto dei servizi di terziarizzazione agricola ha vissuto
dagli anni Trenta del secolo scorso al 2018, anno in cui si è
tenuta la prima assemblea annuale della Confederazione degli
Agromeccanici e Agricoltori Italiani.
Decenni in cui lo sviluppo della meccanizzazione ha coinciso
con la crescita professionale del settore primario, passando
attraverso la “Rivoluzione verde” degli anni Sessanta e Settanta
fino alla più recente evoluzione, indirizzata alla biodiversità,
alla multifunzionalità e alla sostenibilità delle produzioni
agricole.
Come attori principali della filiera agricola dobbiamo completare
il percorso sostanziale di inserimento della figura professionale
dell’imprenditore agromeccanico all’interno delle maglie
del settore primario, con pari diritti e pari doveri rispetto
all’imprenditore agricolo, seppure con alcune differenze che,
per quanto debbano essere rimarcate, non devono tradursi
come avviene invece oggi in una discriminazione reale, ispirata
da giustificazioni pretestuose.
A tale percorso di civilizzazione dovrà accompagnarsi un altro
progresso di natura verbale, che porti gli imprenditori agromeccanici
da soggetti che erogano servizi “per” l’agricoltura
a soggetti che erogano servizi “in” agricoltura. Una curva che
intendiamo superare insieme a chi, come Coldiretti, ha sposato
una linea comune per la crescita della filiera agricola Made
in Italy, riconosciuta, etichettata e promossa anche a livello
internazionale. Saranno infatti i processi di affermazione sui
mercati esteri i fattori chiave per sostenere la crescita economica
che l’agricoltura italiana deve perseguire con una nuova
progettualità.
In questo contesto desideriamo incontrare il ministro delle
Politiche agricola Gian Marco Centinaio, che nei primi giorni
di mandato ha mostrato la propria ferma volontà di difendere
l’Italia nel contesto di rivisitazione della Politica agricola comune.
Non osiamo parlare di “Terza Repubblica” e guardiamo
con fiducia al nuovo esecutivo, che si è insediato dopo una
gestazione senza precedenti dal 1946 a oggi. Alleanza inedita
quella tra Salvini e Di Maio, chiamata a muoversi con rapidità
per rispondere alle molte emergenze che attanagliano il Paese.
A loro, gli auguri di buon lavoro di Cai. Li incontreremo
nelle prossime settimane e, in quel contesto, presenteremo la
proposta di inserimento definitivo nel contesto agricolo insieme
a Coldiretti, organizzazione con la quale stiamo condividendo
un percorso di crescita della meccanizzazione agricola
italiana.
Il tema della Pac è stato affrontato nel corso dell’assemblea
della Ceettar, che si è tenuta in Veneto come preludio alla prima
assemblea di Cai. Ne siamo onorati e condividiamo le preoccupazioni
del presidente europeo Klaus Pentzlin nei confronti
di una Politica agricola comune che potrebbe essere
eccessivamente sbilanciata verso aspetti ambientali anziché
produttivi. Il compito oggettivo di difendere ambiente, territorio
e paesaggio non deve andare a discapito di sostenere
lo sviluppo dei mercati e la crescita della redditività delle imprese.
Cai guarda con preoccupazione all’impostazione che la
Commissione europea ha inteso dare al capping, introducendo
la proposta di tagli progressivi ai contributi al di sopra dei
60mila euro. Si rischia di polverizzare gli aiuti, di fare lievitare
in maniera fraudolenta il numero di imprese agricole “virtuali”,
figlie di frantumazioni aziendali pianificate per ottenere sostegni
comunitari che, in questa visione, risulterebbero scevri da
un’effettiva pianificazione organica.
Come imprenditori agromeccanici ci siamo attivati per esprimere
valutazioni oggettive sia attraverso la Ceettar che attraverso
Cai. Non vorremmo che si affermasse il concetto che
nel computo dell’occupazione in agricoltura gli agromeccanici
fossero come al solito considerati avulsi dal contesto, salvo
poi constatare anche in Europa che il fenomeno della terziarizzazione
dei servizi è in costante aumento.
Riteniamo, francamente, che abbia ragione l’on. Paolo De Castro,
vicepresidente della Commissione Agricoltura al Parlamento
europeo, profondo conoscitore delle dinamiche comunitarie:
la riforma della Pac per il settennato 2021-2027
non si completerà prima del rinnovamento delle nuove istituzioni
europee, che avverrà il prossimo marzo.
Sempre in chiave europea, è notizia recentissima che la Germania
non ha sottoscritto il documento sull’invarianza del bilancio
agricolo, che dovrebbe nel disegno della Commissione
Juncker-Hogan tagliare le risorse del 5% rispetto agli stanziamenti
attuali, che significherebbe per l’Italia retrocedere del
9-15% in termini assoluti.
Cai sta elaborando un documento articolato sul futuro della
Pac, improntato su orizzonti più ampi rispetto alla visione
asfittica dei finanziamenti. Ad maiora.
• Gianni Dalla Bernardina
Presidente CAI