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Partiamo da una data importante: 27 maggio 2017-27
maggio 2018. Un anno! Buon compleanno alla Confederazione
Agromeccanici e Agricoltori Italiani, che compie
un anno e ne ha altri 71 di attività sindacale unitaria alle spalle.
Sarebbero dunque 72, ma rimaniamo giovani per età, spinta
sindacale e per la voglia di guardare al futuro della nostra categoria
con entusiasmo e passione. Avanti così.
Vi confesso che è il terzo editoriale in cui vorrei esprimere gli
auguri di buon lavoro al “nuovo” ministro dell’Agricoltura, portare
alla sua attenzione i bisogni, le necessità e le sfide di un
comparto di 18mila imprese agromeccaniche, responsabile
della vita stessa dell’agricoltura e con una visione dell’innovazione
che è radicata nel Dna stesso delle aziende. Invece, anche
questa volta devo rinviare a data da destinarsi il mio messaggio
all’inquilino di via XX Settembre. In Europa si sta discutendo
del futuro, anche economico, dell’agricoltura, per i sette anni
che vanno dal 2021 al 2028. Si parte dalle risorse, ma si parla
anche di sostenibilità, innovazione, agricoltura digitale e precision
farming, di paesaggio, ambiente, lotta allo spreco. L’Italia, al
momento, non c’è. Possiamo non essere preoccupati? In uno
scenario globalizzato, è inevitabile riflettere su quale direzione
intraprendere per una crescita armonica dell’agricoltura, anche
con riferimento a realtà che si stanno rapidamente organizzando
per rafforzare il settore primario. L’India utilizzerà tecnologie
israeliane per migliorare l’irrigazione nelle aree maggiormente
colpite dalla siccità e, a livello diplomatico, sta stringendo accordi
bilaterali per sostenere un ambizioso programma di export.
La Russia è sempre più aperta a investimenti stranieri, per sfruttare
al meglio le proprie potenzialità produttive in un’ottica sostenibile
e per acquisire il know how nei processi agroalimentari.
L’ultima realtà approdata nella Federazione Russa è stata la cooperativa
tedesca Dmk, che ha rilevato il 100% di RichArt Group,
con l’obiettivo di potenziare la presenza in Russia e diversificare
le produzioni. La Cina ha varato un progetto polidirezionale in
agricoltura e zootecnia, per accompagnare la crescita demografica
attraverso una maggiore disponibilità di materie prime e
prodotti alimentari e sta giocando una partita sullo scacchiere
internazionale anche relativamente ai dazi.
L’Ue sta finalmente guardando con interesse a stringere alleanze
in Africa, partendo dal sostegno in agricoltura. Ci sembra un
progetto strategico, che può vedere anche le imprese agromeccaniche
protagoniste, se adeguatamente coinvolte. Ma può bastare?
Bisognerà contemporaneamente sostenere produzione,
qualità, sviluppo, sostenibilità e internazionalizzazione, lavorando
sulle filiere territoriali. Altrimenti rischiamo di non mettere
a frutto i vantaggi che le politiche alimentari (e di controllo) ci
assicurano.
Alla vigilia della prima assemblea di Cai e dell’appuntamento
europeo del Ceettar, che orgogliosamente ospitiamo in Italia,
non possiamo nascondere una certa emozione. Come Cai ci
presentiamo reduci da un rinnovo del Contratto collettivo nazionale
di lavoro che ha visto le imprese agromeccaniche al
centro di un’azione responsabile verso i dipendenti, che sono
una nostra preziosa risorsa. A loro abbiamo voluto dare fiducia,
perché riteniamo che siano indispensabili se vogliamo continuare
ad affermare la centralità della meccanizzazione professionale.
E riconosciamo ai sindacati di aver saputo rispondere
positivamente alle sollecitazioni delle imprese, grazie a una visione
strategica comune all’interno del comparto agricolo che,
per altri versi, sta attraversando una fase difficile nelle proprie
relazioni sindacali.
Siamo anche impegnati in progetti operativi, mirati a diffondere
i benefici dell’agricoltura di precisione in chiave di sostenibilità
ambientale ed economica e a esplorare le frontiere dei
nuovi servizi meccanizzati. Rimangono nel contesto agricolo
molti nodi da risolvere, tutti incasellabili alla voce “burocrazia”,
e il nonsense della revisione delle macchine agricole è uno di
questi. Mancano i decreti attuativi per un provvedimento più
finalizzato a intercettare risorse che non a garantire in termini
concreti l’effettiva sicurezza sul lavoro. Queste incertezze pesano
sull’attività ordinaria delle aziende, a partire da quelle agricole
(difficile che gli agromeccanici abbiano mezzi ante 1973).
La legge sulla privacy voluta dall’Europa in seguito agli scandali
delle appropriazioni di dati personali da parte dei colossi Usa
dei new media è di difficile gestione dalle imprese agromeccaniche.
Non si può trovare una soluzione che ottemperi il diritto
alla privacy con il diritto delle imprese a non dover impazzire
inseguendo le carte? Anche le disposizioni sulla sicurezza dei
depositi dei carburanti, più volte denunciata da Cai nel silenzio
di tutto il mondo agricolo, ora stanno imponendo aggravi
di spesa per il sistema. In tutto questo, dove sta il buon senso?
Cai continuerà a battersi, anche col rischio di essere l’unica voce
fuori dal coro, per difendere il diritto delle imprese agricole e
agromeccaniche di sopravvivere senza l’incubo di un sistema
burocratizzato all’esasperazione. Lo dobbiamo a chi tutti i giorni,
come noi, lavora duro per una visione radiosa dell’agricoltura.
• Gianni Dalla Bernardina
Presidente CAI