Inquadramento legislativo sempre più alla portata, per un cambiamento della vita fiscale, normativa e sociale degli agromeccanici

È passato più di un mese dalle elezioni politiche in Italia.

Non commentiamo il risultato delle urne, ampiamente

noto a tutti: M5S primo partito, centrodestra prima coalizione.

Francamente avremmo auspicato una fase più breve per

la nomina da parte del Presidente della Repubblica Mattarella

del primo ministro e una formazione del nuovo governo senza

sfiancanti tatticismi.

Per la cronaca, non abbiamo nemmeno più un ministro delle

Politiche agricole, avendo Maurizio Martina deciso di rimettere

il mandato e di concentrarsi sulla ricostruzione del proprio

partito, il Pd, uscito particolarmente acciaccato dal verdetto

delle urne. Un governo per l’Italia si rende tanto più necessario

quanto più in Europa si comincia a impostare il futuro dell’Unione

europea dopo il 2020, quando presumibilmente la Politica

agricola comune cederà qualche altro spicchio di centralità

a vantaggio di nuovi progetti, sulla carta altrettanto cruciali. Ci

riferiamo, ad esempio, alle politiche migratorie, alla difesa e alla

fiscalità comune, alla competitività, materie oggi molto defilate,

se non assenti del tutto.

Se parliamo di flussi migratori non possiamo non prestare attenzione

sulle nuove cause che stanno alla base di nuovi esodi,

che hanno origini di natura economica, ma anche climatico-

ambientale. Sono temi solo in apparenza distanti dal nostro

mondo, che non può rinunciare agli immigrati, che deve assolutamente

garantire salari e assistenza dignitosa, ma che ha il

diritto di poter contare su manodopera specializzata, formata,

che parli la nostra lingua e segua le regole che il nostro Paese

si è dato. Solo così si completerà quell’integrazione che oggi

non è più rinviabile per diversi motivi, non ultimo quello di una

ripresa economica che l’Italia non deve lasciarsi sfuggire.

Era la fine di maggio del 2017 quando Unima e Confai consolidavano

l’alleanza e decidevano di fondersi nella Confederazione

degli Agromeccanici e Agricoltori Italiani, rimettendo a frutto

le proprie esperienze sindacali, i cui primi passi affondavano

le radici a 70 anni prima. La nascita di Cai ormai un anno fa impone

un primo bilancio, che riteniamo essere molto positivo. I

numeri confermano che il settore dei servizi per l’agricoltura è

il segmento che cresce maggiormente e consente di migliorare

il valore aggiunto delle produzioni primarie. In questi ultimi

dieci anni, seppure l’agricoltura si sia dimostrata anticiclica

rispetto all’andamento macroeconomico generale, abbiamo

assistito a una specializzazione delle imprese agricole, a una

diffusione della multifunzionalità e a una diversificazione degli

indirizzi produttivi. Accanto a queste grandi tendenze, ne

stanno emergendo altre, parimenti rivoluzionarie: la ricerca di

un maggiore benessere animale, la lotta all’antibiotico resistenza,

le filiere ogm-free, i prodotti cosiddetti “con” e “senza” (con

omega 3, senza glutine ecc.). Sempre di più l’agricoltore cerca

di incrementare la redditività, fornendo le risposte che il consumatore

cerca in prima persona. In questo contesto, l’attività

dell’imprenditore agromeccanico è insostituibile e determinante

all’interno della filiera agricola e di prima conservazione

dei prodotti.

Sul ruolo dell’agromeccanico si stanno stringendo le maglie

per un inquadramento legislativo che, lo diciamo sottovoce e

con la dovuta scaramanzia, sembra essere alla portata. Molto

dipenderà dal Parlamento neo eletto, ma sono convinto che

l’alleanza stretta da Cai e Coldiretti sarà cruciale per compiere

l’ultimo miglio che nei fatti cambierà la vita fiscale, normativa

e sociale degli imprenditori agromeccanici professionali e

porterà di rimbalzo vantaggi economici anche agli agricoltori.

Nelle ultime settimane il dialogo con Coldiretti si è intensificato

e riteniamo potrà esplicare i propri effetti positivi anche sull’inserimento

dei dipendenti delle imprese agromeccaniche e sulle

nuove normative, del tutto fantasiose, che regolano materie

quali la prevenzione incendi e il deposito dei serbatoi.

Sul piano sindacale Cai conferma l’attenzione alla sostenibilità

del settore agromeccanico, in cui la crescita e la competitività

deve fare necessariamente i conti con la preservazione dei

beni quali suolo, acqua e risorse per le generazioni future. Non

vogliamo dare troppe anticipazioni, ma a metà giugno Cai organizzerà

in Italia, nella sede di Maschio Gaspardo, l’assemblea

della Ceettar, l’associazione europea dei contoterzisti, evento al

quale seguirà l’assemblea annuale di Cai e la prima assemblea

di Cai Giovani. Sono loro il futuro per le nostre aziende, che

spesso hanno alle spalle più di una generazione e che dalle

nuove leve traggono entusiasmo e competenze nel mondo digitale.

Vogliamo incidere sulle politiche europee di settore, alla

luce di sfide internazionali che hanno la competitività come

comune denominatore. Il futuro delle nostre imprese passa

inevitabilmente anche dal contesto comunitario. Noi ci vogliamo

essere.

• Gianni Dalla Bernardina

Presidente CAI