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Lo scorso 20 ottobre a Cernobbio la Confederazione degli
Agromeccanici e Agricoltori Italiani ha siglato con Coldiretti
un accordo triennale per il “Piano di azione per
l’innovazione e la competitività nella meccanizzazione in
agricoltura”.
È per noi motivo di orgoglio poter contribuire attivamente
e su larga scala al processo di innovazione che necessariamente
deve accompagnare le filiere agricole per assicurare
loro sostenibilità dei prodotti e dei processi di lavorazione. È
solo tramite l’innovazione – e, abbiamo visto in questi anni,
la multifunzione – che le imprese agricole riescono a competere
su mercati sempre più globali. Anche la ricerca della
nicchia, della iper-specializzazione, infatti, è una risposta
molto spesso esatta al fenomeno di produzioni massificate e
indistinte.
Le imprese agromeccaniche ci sono, dunque, con le loro tecnologie,
con la loro attitudine a investire e ad anticipare le
richieste del mercato per poter offrire servizi all’avanguardia.
Parlando con i contoterzisti, infatti, non è infrequente scoprire
in anticipo quali saranno le tendenze che si potranno affermare
negli anni seguenti. È stato così per alcune certificazioni
e per alcune pratiche poi apprezzate dai consumatori. Siamo,
di fatto, dei sociologi rurali.
L’alleanza con Coldiretti, la prima organizzazione di rappresentanza
degli agricoltori, che ha deciso di intraprendere un
percorso di affermazione come sindacato della filiera agricola
italiana, è per noi strategica. E, lo diciamo senza imbarazzo, è
per noi un onore. Di fatto, è la legittimazione del fatto che le
imprese agromeccaniche costituiscono un anello ineludibile
all’interno della cosiddetta “food chain”, la catena alimentare.
In effetti, senza i contoterzisti, che svolgono anche il 95%
delle operazioni di raccolta di molti prodotti agricoli italiani, il
circuito della produzione si fermerebbe anzitempo.
Il fatto che Coldiretti abbia scelto Cai per portare avanti un
progetto di crescita e di rafforzamento dei pilastri sui quali
poggia il vero Made in Italy, vale molto di più – ci perdoneranno
gli inquilini pro tempore dei vari palazzi del potere – di
un riconoscimento politico che finora nessuno si è assunto
l’onere di tributarci. Benissimo, prendiamo atto. Noi continueremo
la nostra battaglia, consapevoli del fatto che chi ben
rappresenta il più alto numero di agricoltori italiani ha voluto
intraprendere una strada al nostro fianco.
È bene rinfrescare la memoria con qualche numero, che non
guasta mai. La superficie complessivamente lavorata in conto
terzi in Italia, secondo le elaborazioni del Crea, è di quasi 6,4
milioni di ettari, pari al 50% della Sau nazionale. Le imprese
agromeccaniche professionali sono 9.800 (fonte: Unioncamere).
A queste si devono aggiungere altre 4.800 imprese che
svolgono attività connesse all’agricoltura. Soprattutto: oltre il
75% delle imprese agromeccaniche italiane aderisce a Cai.
Una domanda sorge spontanea: l’accordo per il “Piano di
azione per l’innovazione e la competitività nella meccanizzazione
in agricoltura” sarebbe andato in porto ugualmente se
lo scorso 27 maggio Unima e Confai, già legate da una forte
sinergia di dialogo, non si fossero unite ufficialmente in Cai,
la Confederazione degli Agromeccanici e Agricoltori Italiani,
esprimendo appunto così oltre il 75% degli agromeccanici
italiani?
Pensiamo francamente di no ed è anche per le opportunità
che a mano a mano stiamo cogliendo, che benediciamo il
percorso avviato. I risultati di questo processo di semina, è
intuitivo, saranno disponibili per tutto l’agroalimentare Made
in Italy, proiettato verso i 40 miliardi di export e apprezzato (e
talvolta anche imitato) in tutto il mondo.
Entro 30 giorni dalla firma dell’accordo sarà istituita una commissione
composta da quattro membri (due per organizzazione)
che avrà inoltre il compito di verificare e coordinare
le iniziative comuni per l’attuazione del protocollo. Cai sarà
rappresentata dal vicepresidente Sandro Cappellini e dal consigliere
Massimo Alberghini, direttori fra l’altro delle sedi di
Mantova e Modena. A supporto potranno avvalersi dei consiglieri
Michele Pedriali, direttore di Unima Ferrara, e Gianluca
Ravizza, direttore di Atima Asti. Siamo sicuri che sapranno
portare avanti progetti innovativi e particolarmente utili alla
filiera agricola italiana, accompagnando le dinamiche evolutive
verso una modernizzazione di cui i contoterzisti sono da
sempre alfieri.
Bando alla retorica, ma c’è da essere orgogliosi per la strada
intrapresa, senza rancore verso alcuno, lontani da ogni forma
di rivalsa, ma con la consapevolezza di essere determinanti
per continuare a fare dell’agricoltura italiana la seconda per
produzione lorda vendibile in Europa.
• Gianni Dalla Bernardina
Presidente CAI