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Emozione, senso di responsabilità e impegno. È quello
che porta con sé la nascita della Confederazione Agromeccanici
e Agricoltori Italiani, nata lo scorso 27 maggio
a Milano Marittima. Finalmente il comparto agromeccanico,
dopo la frattura che nel 2004 portò alla nascita di
Confai, si è riunito e oggi può contare su una voce in grado
di rappresentare 18.000 imprese, delle quali 10.000 professionali.
Non sono numeri eclatanti, non possiamo essere considerati
un serbatoio di voti, come altre realtà sindacali agricole.
Eppure, abbiamo la medesima dignità e siamo più che
mai strategici all’interno del settore primario. Senza i contoterzisti,
che rappresentano un valore alla produzione di 3,7
miliardi di euro (quasi quanto l’erogazione dell’Imu per tutti
gli italiani sotto il governo Monti, per fare un confronto sullo
stesso ordine di grandezza), l’agricoltura non sarebbe la
stessa.
Parlo per l’Europa, dove il peso del contoterzismo è – per
alcuni segmenti, come la zootecnia – anche maggiore di
quello italiano. Ma il ruolo delle imprese che operano in outsourcing
è strategico anche per tutte le operazioni in campo
(a partire dalla raccolta, per il 98% in mano agli agromeccanici)
che hanno reso famoso nel mondo il Made in Italy
agroalimentare e permesso al sistema agricolo di casa nostra
di non essere espulso dal circuito che fa della competitività
il discrimine dell’e.cienza e della redditività.
Si può fare di più e di meglio? Assolutamente sì. Ed è questa
la ratio che ha portato alla nascita della Confederazione
Agromeccanici e Agricoltori Italiani. Rispetto al passato, tuttavia,
possiamo parlare di un ulteriore passo avanti rispetto
alla semplice unificazione.
Guardiamo avanti, nell’ottica della multifunzionalità e nell’integrazione
dei servizi che rappresenta l’unica via per garantire
sicurezza alimentare, salubrità delle produzioni, contenimento
dei costi e valorizzazione della redditività. Quando
parliamo di agricoltura del futuro, di precision farming, di big
data, parliamo di realtà aziendali in grado di o.rire livelli più
elevati di assistenza, analisi, avanguardia. Parliamo di contoterzismo.
La Cai rappresenterà anche gli agricoltori. Non è un atto
di ostilità verso le organizzazioni sindacali agricole più antiche per data di nascita.
Tutt’altro. È la volontà di tutelare
al meglio un mondo che è anche il nostro e che, rebus sic
stantibus, per alcuni aspetti sta godendo di benefici (pensiamo
alle attività connesse) che alle imprese agromeccaniche
pure sono inspiegabilmente preclusi.
Una delle grandi battaglie, lo ribadiamo, sarà la legittimazione
sul piano legislativo dell’agromeccanico professionale.
Deve finire il cortocircuito tale per cui più diamo servizi,
meno abbiamo diritti, in uno scenario che vede la maggior
parte delle Regioni italiane in di.coltà con l’utilizzo delle risorse
che la Pac mette a disposizione dello sviluppo rurale.
Chiediamo rispetto e considerazione. È il messaggio che
lanciamo alle istituzioni, alla politica, alla rappresentanza
agricola e alla comunicazione. Non faremo sconti, perché
riteniamo che il tempo delle pacche sulle spalle sia finito.
In cambio, assicureremo come sempre la lealtà, valore che
continuerà ad essere la nostra stella polare.
Ancora una volta tendiamo la mano agli agricoltori, coi quali
abbiamo sempre avuto un rapporto franco e costruttivo, e a
tutte le rappresentanze sindacali agricole, con le quali non
sempre siamo riusciti ad ottenere quel rispetto di cui poco
fa accennavo. Eppure, siamo la prima categoria per investimenti
in innovazione, nuove tecnologie, macchine e trattrici
in grado di portare il futuro nei campi. Continueremo
a muoverci sulla rotta della modernità, declinando il futuro
per il presente dell’agricoltura italiana, ma per fare questo
abbiamo bisogno di un nuovo patto per la crescita.
La Cai farà la propria parte, forte di una rappresentanza quasi
totale del sistema delle imprese agromeccaniche italiane.
Siamo certi che, di fronte alla necessità di riforme radicali
che le sfide della crescita della popolazione mondiale e della
globalizzazione ci chiamano a risolvere, il sistema Italia,
nel suo complesso, in uno scatto di orgoglio opterà per una
collaborazione costruttiva, rivalutando il ruolo dei contoterzisti
e scegliendo di costruire una strada comune con chi ha
davvero la rappresentanza numerica e morale del settore.
Non posso non chiudere questi brevi pensieri in libertà con
un ringraziamento a Silvano Ramadori e a Leonardo Bolis,
i presidenti di Unima e Confai che hanno traghettato, con
entusiasmo e non senza qualche di.coltà, il nostro mondo
verso la nascita della Cai.
• Gianni Dalla Bernardina
Presidente CAI