POLITICHE DI SVILUPPO DELLE AREE RURALI DA INDIRIZZARE CORRETTAMENTE

Si sente spesso dire che le politiche comunitarie non soddisfano

tutte le aspettative del settore primario e, nonostante

il regime attuale sia attivo da quasi un quarto di secolo,

qualcuno è arrivato persino ad affermare che la riforma Mc

Sharry del 1992 si è rivelata un fallimento. Anche recentemente,

in occasione della tavola rotonda sul ruolo del contoterzismo

organizzata dall’Accademia dei Georgofili, autorevoli rappresentanti

sindacali hanno battuto sullo stesso tasto, sostenendo che

le provvidenze per lo sviluppo rurale siano destinate esclusivamente

agli agricoltori e non anche allo sviluppo rurale integrale.

Queste idee nascono da un presupposto errato, derivante da un

errore di traduzione, probabilmente dalla lingua francese: “rurale”

non equivale ad “agricolo”, ma si riferisce ad un contesto diverso

da quello urbano, quello in cui vive ormai oltre l’80% della

popolazione europea.

Non è un caso che anche la recente Conferenza di Cork abbia insistito

sul concetto di “sviluppo delle aree rurali”, piuttosto che su

quello delle “aziende agricole”: i contribuenti europei – che, non

dimentichiamolo mai, sono quelli che pagano il conto della Pac

– si sono resi conto che lo sviluppo dell’Unione deve interessare

tutto il territorio. Ora, se ci si vuole occupare del territorio rurale,

bisogna aiutare tutti quelli che ci vivono e ci lavorano, per non

rischiare di creare nuove ingiustizie e nuove caste di privilegiati.

In quest’ottica la Ceettar, in rappresentanza degli agromeccanici

europei, ha sostenuto con forza la necessità di “considerare/finanziare

e coinvolgere nel sistema” tutte le imprese che operano

nelle aree rurali, sia in seno alla Conferenza di Cork, sia nell’ambito

degli organismi consultivi dell’Ue, a cominciare dai Gruppi

di Dialogo Civile, dove abbiamo avuto un positivo riscontro. In

questa sede, di consultazione comunitaria di settore, è stato fatto

presente che il contoterzismo, applicando l’innovazione, oltre

a garantire la sicurezza e la tutela del territorio, è capace di ridurre

i costi improduttivi e gli oneri finanziari delle aziende agricole,

aiutando quindi a diminuire gli effetti negativi dovuti alle oscillazioni

dei prezzi, garantendo costi certi e programmabili per far

fronte ad una sempre maggiore competitività.

Riguardo alla tutela del suolo e della produzione agroalimentare,

il contoterzismo è impegnato da tempo nella ricerca e nella diffusione

delle migliori tecniche agricole, mettendo a disposizione

degli agricoltori macchine efficienti, capaci di aumentare le rese

unitarie senza alterare l’ambiente e la biodiversità. Sul fronte della

crescita e dell’occupazione nelle aree rurali, che sono quelle con

le maggiori criticità, i terzisti si sono fatti promotori di nuove tecniche,

come l’agricoltura di precisione e quella conservativa, che

hanno bisogno di tecnici giovani e motivati. Ma per raggiungere

questi obiettivi, abbiamo rivendicato la necessità che le politiche

di sviluppo delle aree rurali sappiano indirizzare le provvidenze

non solo ai produttori agricoli, ma anche a chi permette loro di

mantenersi competitivi in questo difficile momento.

• Silvano Ramadori

Presidente UNIMA