Sempre meno gasolio agevolato ma senza macchine non si fa agricoltura

La natura umana ha una memoria che potremmo definire “flessibile”: assai corta, quando si tratta di ricordare i benefici ricevuti, ed una di lungo corso quando riguarda i torti subiti.
Non più tardi di tre anni fa, se lo ricordiamo, il prestigio internazionale dell'Italia era sceso ai minimi termini, con una spesa pubblica fuori controllo, un Paese in profonda crisi economica e di valori, ed una politica incapace di affrontare persino il presente, prima ancora che il futuro.

Se non si verificò, all'epoca, il temuto “effetto Grecia” fu merito solo dell'enormità del nostro debito pubblico e dell'impossibilità materiale, al di là di ogni volontà politica, di ricorrere ad un sussidio da parte dell'Unione europea, che non avrebbe mai potuto risanare i nostri conti.

Si chiedeva all'Italia, in quel drammatico momento, di uscire da sola dal pantano: un compito impossibile per gli economisti, difficile per la politica, ma che non ci ha piegato. Al Governo Renzi bisogna riconoscere il grande merito di avere ridato fiducia ai nostri partner europei, ma anche quello di avere suscitato la speranza di farcela: la speranza della gente comune, delle imprese, dei giovani verso un futuro migliore, per quanto lontano. Sul piano delle azioni concrete, tuttavia, si può discutere: se il cane vuole raggiungere la lepre, bisogna che i tagli ai costi improduttivi coprano il fabbisogno, senza ricorrere a semplici spostamenti nelle politiche fiscali che possono, talvolta, creare più danno che utile. I benefici fiscali per le famiglie, introdotti dalla “Legge di Stabilità”, rischiano di essere vanificati dalla clausola di salvaguardia che prevede un incremento dell'Iva a valori ben superiori alla media europea, che porteranno nei prossimi anni ad un nuovo crollo dei consumi, allargando ulteriormente la forbice della convenienza in favore del sommerso e dell'evasione fiscale.

Per il settore agricolo sono state disposte diverse agevolazioni – alcune delle quali tuttora soggette al giudizio di legittimità da parte dell'Unione europea – con il lodevole scopo di aumentare la competitività delle aziende. Ma se è vero che la tecnologia è la chiave per ridurre significativamente i costi di produzione – e la meccanizzazione ne è la trasposizione pratica – infierire sul comparto meccanico agricolo non sembra essere una soluzione vincente.
Confermando il taglio già applicato al 2014, la nuova “Finanziaria” ha disposto l'incremento della riduzione al 23% per il 2015, senza contare la compensazione per le serre: un provvedimento che deve essere attentamente analizzato per le gravi conseguenze che può portare al settore primario.

Togliere oltre un quarto del gasolio agevolato concesso alle aziende agricole e agromeccaniche significa obbligare le imprese più dinamiche, attive e tecnologiche a fare un salto all'indietro, ovvero a dover acquistare gasolio per autotrazione per compensare le riduzioni apportate.

Considerando la differenza di accisa fra l'uno l'altro prodotto, il costo secco per le aziende che dovranno reintegrare il proprio fabbisogno potrebbe sfiorare i duecento milioni: un prelievo fiscale inaccettabile, e ben superiore alla somma delle altre agevolazioni disposte dalla “Legge di Stabilità”, che colpisce indiscriminatamente non solo chi potrà fruire dei nuovi benefici, ma l'intero sistema agricolo. Avevamo avvertito il Governo del rischio di danneggiare l'intero comparto, già nella fase di discussione del provvedimento, ma i nostri allarmi non sono stati ascoltati. Avevamo lavorato, insieme con Enama, per aggiornare le tabelle dei parametri per l'assegnazione del gasolio agricolo – risalenti al lontano 2002, ma già allora vecchie di dieci anni – all'evoluzione della meccanizzazione ed alle mutate condizioni dell'agricoltura italiana, ma la proposta è stata rimandata al 2015.
L'anno in corso sarà decisivo per definire le questioni di carattere tecnico e per valutare, al là dei tagli decisi dal legislatore, quale sia il modello di sviluppo dell'agricoltura italiana; un anno che sarà dominato, sul piano mediatico, dall'evento planetario di Expo2015.

Senza macchine – non lo diciamo solo noi – non si fa agricoltura, quell'agricoltura che deve competere sul piano dell'economia e dell'imprenditorialità, della qualità e salubrità alimentare, della difesa dell'ambiente, del risparmio energetico e di tanti altri vincoli.

Ma soprattutto, e prima di ogni altra considerazione, è quell'attività economica che deve permettere al genere umano di rispettare l'imperativo, fatto proprio da Expo2015, di nutrire, in modo soddisfacente e compatibile, la popolazione del pianeta.