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La fine dell’anno porta con sé gli inevitabili bilanci di un’annata
in cui non si può dire siano mancati gli elementi di
riflessione, né quelli di moderata soddisfazione per i risultati
raggiunti. La situazione generale ha mostrato la capacità
di resilienza delle imprese agromeccaniche rispetto alle gravi
perturbazioni degli ultimi anni. Un termine forse abusato, ma
che esprime meglio di altri le caratteristiche intrinseche della
categoria, sempre pronta a coprire i bisogni degli agricoltori e
sempre disponibile al cambiamento, in positivo o in negativo.
Le nostre imprese hanno saputo cogliere le opportunità di sviluppo
e nel contempo hanno indirizzato i propri clienti verso soluzioni
agronomiche innovative, che si sono rivelate determinanti
per chiudere i bilanci, nonostante il crollo dei prezzi agricoli e le
innumerevoli vicissitudini meteorologiche. Non dimentichiamo
che il 2023 è iniziato con un governo appena insediato, espresso
da una nuova maggioranza che ha portato ai vertici dello Stato
tanti politici con una solida esperienza a livello locale, ma poco
conosciuti in ambito nazionale, che però sono riusciti a gestire un
momento che rimane difficile. Siamo partiti con un costo dell’energia
elevato che richiede tuttora attenzione; con una situazione
internazionale tutt’altro che stabile; con un’Italia maltrattata
dal clima, che è passata dalla siccità estrema alle inondazioni,
nel breve volgere di pochi giorni. Un pensiero va alle imprese
che hanno subito gli insulti del clima, sia sulle proprie dotazioni
aziendali sia in seguito allo sconvolgimento del territorio per cui
lavorano: un ringraziamento va ai tanti agromeccanici che hanno
aderito alla sottoscrizione, aperta da Cai Agromec, a favore delle
imprese danneggiate dal maltempo.
Tante difficoltà sono state superate grazie alla sana mentalità delle
nostre imprese, abituate da sempre a rimboccarsi le maniche e
rimettersi al lavoro, senza piangersi addosso e senza tendere la
mano nella speranza di un aiuto che ha talvolta tardato ad arrivare.
Un comportamento che testimonia la loro determinazione
nella ricerca di soluzioni pratiche e che ha trovato ascolto da parte
delle istituzioni: è vero che la Confederazione si era impegnata
da subito a modificare la prima versione del decreto sul Pnrr, ma il
risultato è andato ben oltre le attese. Le imprese agromeccaniche
sono state infatti inserite nel decreto di agosto, che ha rettificato
quello risalente all’anno passato, con pari dignità rispetto a quelle
dedite alla produzione agricola e alla pesca, secondo una formula
che ha il sapore di un riconoscimento al loro ruolo propulsivo nel
campo dell’innovazione. Ora si attendono i bandi Regionali, che
aggiungono nuovi pacchi da mettere sotto l’albero e da utilizzare
nei prossimi mesi per interventi strutturali, come l’espansione
dell’agricoltura di precisione, per la conservazione del suolo, per
l’uso razionale di fitofarmaci e fertilizzanti, nonché per il risparmio
delle risorse idriche. Archiviata la prima tranche del bando
Ismea, anch’esso aperto senza limitazioni agli agromeccanici,
si attendono i nuovi bandi per gli anni a venire, con l’auspicio di
un potenziamento dell’infrastruttura che, in prima istanza, si è
rivelata inadatta a consentire la partecipazione di tutti.
L’apertura senza limitazioni agli agromeccanici nei bandi Pnrr,
Innovazione e Agrisolare è certamente dovuta a un nuovo
atteggiamento da parte del legislatore, ma è prima di tutto il
risultato tangibile del paziente lavoro di tessitura delle relazioni
politiche condotto dalla Confederazione in questi ultimi anni. Un
lavoro che prosegue per perseguire gli obiettivi più ampi delineati
dall’Assemblea, in varie occasioni: i riconoscimenti ottenuti sul
piano degli incentivi sono di vitale importanza, perché consentono
di recuperare competitività dinanzi all’evoluzione dei prezzi
di macchine e attrezzature e alla necessità di investire.
Il futuro si costruisce con il presente, ma con le idee chiare su
dove si vuole arrivare, e il prossimo obiettivo sta nella costituzione
dell’albo nazionale delle imprese agromeccaniche, quale
riconoscimento di un ruolo vitale per lo sviluppo dell’agricoltura,
che comporta però l’assunzione di impegni precisi. A un agromeccanico
si chiede prima di tutto professionalità, formazione
e capacità di applicare tecniche nuove: le macchine potrebbe in
teoria comprarsele chiunque, ma è saperle usare bene, nei contesti
giusti e nel rispetto della scienza e della natura, che può fare la
differenza. L’albo nazionale è un passo fondamentale e potrebbe
essere a portata di mano, se guardiamo a quanto stanno facendo
le regioni nei rispettivi ambiti: accanto a quelle che lo hanno
adottato per prime (Lombardia, Emilia Romagna e Veneto), le altre
sono ormai a uno stadio avanzato. La costituzione dell’albo nazionale
procede di pari passo con il riconoscimento della natura
intrinsecamente agricola dell’attività agromeccanica, accettato
sul piano giuridico, ma non su quello ideologico: l’imprenditore
deve essere inquadrato in base al lavoro che fa e non secondo
schemi di valore ormai storico.
Cosa vorremmo
trovare sotto l’albero
di Natale
• Gianni Dalla Bernardina
Presidente CAI