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Le politiche comunitarie ed internazionali ormai impongono
a tutti i settori economici e produttivi una competitività
globale sempre più difficile da raggiungere. Non
bastano più la professionalità o le tante eccellenze scientifiche
e tecnologiche: dobbiamo mettere in campo la nostra
capacità organizzativa per rendere più razionale il sistema. La
competitività non deve essere uno “spauracchio”, ma uno stimolo
per l’economia, che deve tornare a crescere.
Nel settore primario, uno dei più esposti alla globalizzazione,
bisogna adottare soluzioni che migliorino ed integrino il
nostro sistema produttivo; bisogna avvalersi delle molteplici
specializzazioni che coinvolgono le diverse imprenditorialità;
bisogna valorizzare le eccellenze individuali per migliorare la
qualità, offrendo alla collettività migliori servizi a costi inferiori.
Da qui la ricerca delle possibili e più opportune soluzioni
per l’applicazione dei contratti di rete tra imprenditori
agromeccanici ed agricoli, per soddisfare le rispettive esigenze
economiche attraverso una “razionalizzazione integrale”:
scientifica, professionale, innovativa, tecnica, economica, finanziaria,
ambientale, sociale, politica ecc.
L’idea di mettere insieme diverse ed eccellenti figure imprenditoriali
per attivare una rete integrata e sistemica, capace di
esprimere le migliori soluzioni, non è più un’occasione, ma
una necessità. Fino a qualche tempo fa il semplice contratto
di servizio fra agricoltore e contoterzista – quale portatore
di professionalità e innovazione – riusciva ad assicurare quel
minimo di marginalità vitale per l’azienda agricola.
Oggi, e soprattutto nel futuro, questo potrebbe non essere più
sufficiente; è necessario pertanto garantire a tutti i soggetti
del sistema produttivo primario le medesime opportunità.
Anche questo depone verso un chiaro messaggio alla politica,
che deve necessariamente coinvolgere tutti i soggetti
protagonisti del sistema produttivo agricolo, se vuole davvero
salvare il settore primario del nostro “difficile” Paese. Se invece
la politica bada ad altri interessi di corto respiro o si preoccupa
solo di blandire le masse, dimostra di non voler bene all’Italia,
per poi magari, con la persistenza, vederla soccombere.
In quel momento – che speriamo resti confinato fra i brutti
sogni – noi ricorderemo queste parole e potremo dire di
avere avvertito il “timoniere” politico e, perché no, anche sindacale,
sollecitandolo ad evitare ingiustizie e/o caste. Le provvidenze
per lo sviluppo rurale devono essere destinate a tutti
i soggetti protagonisti del sistema, secondo un concetto di
sviluppo rurale integrale, che comprenda anche i promotori di
nuove tecniche, come l’agricoltura innovativa, di precisione e
conservativa. Un concetto che potrà contribuire a ridurre gli
effetti negativi dovuti in particolare alle oscillazioni dei prezzi
dei prodotti a livello mondiale, sviluppando una sempre maggiore
competitività.
• Silvano Ramadori
Presidente UNIMA