16/05 da 'Agrisole' 1 - 7 aprile 2005 - lettera: parla il presidente di Unima - AI CONTOTERZISTI IL CALO DELLE SEMINE COSTA 140 MILIONI - - n.16/2005

Comunicato n. 

Che il disaccoppiamento non faccia bene alle coltivazioni di grano duro è oramai opinione diffusa. Il calo delle semine è un dato certo e gli effetti si fanno sentire. A rimetterci è la qualità di una produzione che è alla base del nostro piatto nazionale: la pasta. A perdere economicamente sono agricoltori soprattutto del sud e delle aree marginali e, naturalmente, conseguenze poco simpatiche si sono fatte sentire anche per gli agromeccanici. Dati alla mano la contrazione della superficie investita ha raggiunto quota del 28% rispetto al 2004, pari a 500mila ettari in meno. Si tratta di numeri che mettono a rischio i già delicati equilibri economici di tante zone agricole italiane, in particolare delle regioni centro meridionali. Quantificare il danno è semplice, sui 500mila ettari non più destinati al grano duro, la metà erano lavorati, aratura e semina, da macchine agromeccaniche, mentre il 90% della raccolta, che in alcune zone raggiunge anche il 98, era effettuato con mietitrebbie conto terzi. Calcolando che mediamente il costo minimo all'ettaro per questi interventi è di 100 euro (tariffe 2004 che non tengono in considerazione i forti incrementi energetici) le imprese agromeccaniche ci hanno rimesso 25 milioni di euro per lavorazioni del terreno e 45 per la trebbiatura, per un totale di 70 milioni di euro. Devo dire il vero che, comunque, non si tratta di una perdita secca. Sono calcoli empirici legati alla singola produzione. I tecnici Unima ricordano che molte zone dove fino allo scorso anno si coltivava grano duro, quest'anno molti agricoltori hanno sostituito il cereale con altre produzioni: barbabietola da zucchero, pomodoro e grano tenero. Il cambiamento varietale è stato influenzato dal buon andamento produttivo dello scorso anno e dal maggior interesse verso le coltivazioni che beneficiano di un nuovo contributo. Un discorso che vale per molte regioni centrali come le Marche e la Toscana. Resta pesante, invece, la situazione al Sud. La nostra associazione di Lecce ci ricorda che si è avuta una diminuzione delle semine senza alcuna sostituzione. Nella loro zona si è registrato un calo drastico dei premi. I titoli per ottenere l'aiuto hanno un valore talmente basso, poco meno di 100 euro, che non conviene coltivare ma destinare il terreno a pascolo. La speranza era riposta nella riserva nazionale ma anche questa sembra sfumata. Conseguenza è un ritorno al passato, ad una situazione precedente la riforma Pac del 1992. Con la riforma di allora molti terreni di terza e quarta classe furono recuperati e coltivati; oggi, invece, tornano nel dimenticatoio. Aproniano Tassinari

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