CONCLUSA A CITTÀ DI CASTELLO LA 61° ASSEMBLEA ANNUALE UNIMA - n.

Comunicato n. 

A Città di Castello, tra le verdi colline umbre, si è conclusa tra l’entusiasmo dei partecipanti la sessione pubblica della 61° assemblea annuale degli associati UNIMA (Unione Nazionale Imprese di Meccanizzazione Agricola). I lavori si sono aperti, come di rito, con i saluti delle autorità locali, tra cui Fernanda Cecchini (Sindaco di Città di Castello), Mauro Severini (Presidente Comunità Montano Valtiberina), Cesare Vignoli, (Direttore Bonifica – Miglioramenti Fondiari Regione Umbria) e Sergio Bambagiotti (Vicepresidente A.A.I.A.P.P.), seguiti dalla relazione annuale del presidente UNIMA, Aproniano Tassinari che, a sorpresa, ha fatto precedere alla lettura della relazione la proiezione di un video in cui il ministro Paolo De Castro ha inviato i suoi saluti e auguri ai presenti e risposto ad alcune domande circa le prospettive attuali e future del comparto agromeccanico. In particolare, il ministro ha riconosciuto l’importanza fondamentale del contoterzismo per la crescita delle imprese agricole in Italia grazie alla forte integrazione tra le imprese agricole e quelle agromeccaniche che forniscono loro know how e tecnologie all’avanguardia altrimenti fuori dalla loro portata. Dopo aver riaffermato il diritto degli contoterzisti a presenziare ai vari “tavoli verdi”, il ministro si è soffermato sull’annoso problema del riconoscimento giuridico delle imprese agromeccaniche. «[i]Stiamo lavorando con il presidente Tassinari a questo problema [/i]– ha sostenuto De Castro – [i]e mi aspetto tra breve una proposta dell’UNIMA che possa servire da base a un eventuale decreto ministeriale volto al riconoscimento del contoterzista nei confronti di tutta la filiera[/i]». Riguardo il tema del ruolo delle imprese agromeccaniche nelle emergenti filiere delle agroenergie, De Castro si è detto convinto che le sinergie tra contoterzisti e agricoltori saranno una delle principali chiavi di un rapido sviluppo di queste nuove filiere. Conclusosi l’intervento “virtuale” del ministro, il presidente Tassinari ha dato lettura della relazione, dalla quale è trall’altro emerso come, pur condividendo le mille difficoltà di un settore perennemente in crisi come quello agricolo, le aziende agromeccaniche riescano a mantenersi competitive grazie a un processo di accorpamento in corso, nonché alla loro professionalità e flessibilità e, infine, integrando le attività tradizionali con nuove fonti di reddito derivate dal movimento terra o dalla cura del verde. Particolarmente apprezzati dai partecipanti sono stati i risultati ottenuti dall’UNIMA nelle sue funzioni di rappresentanza della categoria nei confronti delle realtà politiche, che ha portato alla soluzione di alcuni dei più pressanti problemi che affliggevano il comparto, come quello legato alla dismissione delle macchine per la bieticoltura derivato dalla riforma europea del settore zucchero. In oltre un anno di lavoro in collaborazione con le istituzioni, MIPAAF e AGEA in particolare, l’Unione ha infatti dapprima ottenuto l’emanazione del DM 504/2006, che includeva le macchine di 9 e 10 anni tra quelle prese in considerazione dal contributo alla dismissione e aggiungeva al parametro delle macchine dimesse anche le perdite dovute alla diminuzione del volume di lavoro. A livello locale invece, il successo più significativo è stato senza dubbio la modifica della Legge Regionale 12/2005 per il Governo del Territorio in Lombardia, grazie alla quale è ora possibile alle imprese agromeccaniche edificare “attrezzature di ricovero dei mezzi agricoli” in area agricola. Un risultato ottenuto grazie alla stretta collaborazione tra UNIMA e le sue strutture locali, in questo caso la F.L.I.M.A. (Federazione Lombarda Imprese di Meccanizzazione Agricola). Tra gli elementi fondamentali per il successo dell’Unione è stata infatti la coesione dei soci che, collaborando in maniera fattiva, le hanno dato il peso necessario ad essere adeguatamente rappresentativa nei confronti delle istituzioni, ma anche lo sforzo di acquisire una maggiore visibilità attraverso i media e le diverse iniziative fieristiche che hanno dato a UNIMA quella immagine di modernità e dinamismo che le competevano e che, nell’interesse degli associati, hanno contribuito alla conclusione di diversi accordi tra l’Unione e le principali aziende costruttrici del settore primario. Di seguito alla relazione del presidente Tassinari si sono avuti gli interventi dei principali rappresentanti delle associazioni di categoria aperti tra gli applausi da Federico Vecchioni, Presidente di Confagricoltura. Dopo aver ribadito l’unità di intenti di UNIMA e Confagricoltura, nonché la stretta collaborazione nel rappresentare i propri associati di fronte alle istituzioni, Vecchioni ha voluto sottolineare come un certo immobilismo del mondo politico e una burocrazia kafkiana portino invariabilmente il nostro paese a essere sanzionato dall’Europa a causa di ritardi inammissibili e dannosi per tutti gli attori della filiera. La sempre maggiore cooperazione tra imprese agricole e agromeccaniche è indiscutibilmente vantaggiosa per entrambi e conduce invariabilmente a quello che è l’obiettivo comune a tutti gli imprenditori: la crescita. Vecchioni ha poi ricordato come questo concetto sia stato al centro dell’incontro di Taormina con la commissaria europea Mariann Fischer Boel alla quale è stato chiaramente esposto come una riforma ogni anno non sia accettabile e sostenibile, in particolare se questa non tiene conto delle peculiarità locali ed è volta alla ridistribuzione della ricchezza a scapito di coloro che tale ricchezza producono. La crescita dimensionale delle aziende e l’aggregazione degli imprenditori è la cura che Confagricoltura, così come UNIMA, individua per rendere il nostro comparto agricolo competitivo sui mercati internazionali. Fragorosi consensi del pubblico si sono avuti dunque quando Vecchioni ha invitato UNIMA a unirsi a tutte le altre associazioni rappresentative alla battaglia in corso per evitare l’introduzione di un tetto alle integrazioni per le imprese di maggiori dimensioni; un provvedimento questo che, se introdotto, rappresenterebbe una zavorra insostenibile per quel necessario processo di crescita delle aziende dai miseri 7,4 ettari di media nazionale. Non è mancato nell’intervento di Vecchioni un richiamo al mondo Confindustriale, che troppo spesso sembra sostenere solo a parole il settore primario, e a quello politico, che non sembra essersi reso conto di quale siano le realtà e le necessità dell’agricoltura moderna. «[i]Propongo a UNIMA [/i]– ha proseguito Vecchioni – [i]un’alleanza forte su questi grandi temi, per crescere insieme in termini dimensionali, economici, finanziari e di struttura a livello nazionale e internazionale; con la consapevolezza che con un’organizzazione come UNIMA questo si possa fare grazie a un obiettivo comune che è quello della rappresentanza. Siamo per una concertazione che non significa codecisione. UNIMA ha chiesto di essere presente ai tavoli verdi; è un’aspirazione legittima a cui Confagricoltura non pone veti, anzi, abbiamo una volontà di sintonia. Noi e la politica siamo indissolubilmente legati per dover tenere vicini cittadini e imprese, altrimenti queste finiscono attratte dai fuochi di paglia. Per fare rappresentanza occorrono una storia, una preparazione, una solidità, una professionalità e una convinzione delle proprie idee. Non ci si immagina rappresentanti di un mondo dalla sera alla mattina, salvo non fare il male di quel mondo[/i]». All’apprezzatissimo intervento di Vecchioni è seguito quello di Albano Agabiti, in rappresentanza della presidenza di Coldiretti, il quale ha preso spunto dalla relazione del presidente Tassinari per sottolineare come il futuro delle imprese, al quale è doveroso guardare con positività, è nella competitività; un traguardo da raggiungere non solo attraverso l’accorpamento, ma anche puntando sulla qualità, coinvolgendo in questo sforzo anche l’industria. Sul tema delle agroenergie anche Agabiti ha invitato la politica a dare agli imprenditori regole certe, regole su cui essi possano basare il comune sforzo necessario per affrontare le sfide che le nuove filiere porranno loro di fronte. Sostanzialmente in accordo con le tesi sostenute dagli oratori che lo avevano preceduto è stato l’intervento di Antonio Sposicchi, Presidente CIA Regione Umbria, il quale ha posto l’accento sul problema idrico legato all’agricoltura e su quanto la CIA sta facendo in questa ottica, ma ha anche rilanciato la disponibilità della sua associazione alla più ampia collaborazione con UNIMA per raggiungere l’obiettivo di rilanciare tutto il settore primario nei confronti dei concorrenti europei ed extraeuropei. Ultimo a intervenire tra i rappresentanti delle associazioni di categoria è stato Massimo Goldoni, presidente UNACOMA. Nel suo intervento Goldoni ha ribadito come «[i]la riduzione degli investimenti nella meccanizzazione può essere una misura d’emergenza, ma l’innovazione deve continuare a essere una delle priorità delle imprese agromeccaniche, la condizione per consolidare e incrementare quella funzione decisiva che spetta loro nel sistema produttivo primario[/i]». Compito dell’industria della meccanizzazione, secondo Goldoni, sarebbe quello di favorire accordi e convenzioni commerciali e finanziarie che facilitino l’accesso delle imprese agromeccaniche alle nuove tecnologie. Nuove tecnologie possibili anche grazie all’accordo di collaborazione tra UNACOMA e UNIMA che prevede la condivisione di informazioni, studi, indagini specifiche e iniziative comuni in campi come quello della formazione professionale e che «[i]costituisce la base su cui avviare nel prossimo futuro comuni attività di ricerca su temi strategici. L’obiettivo comune[/i] – ha continuato Goldoni - [i]è chiaro a tutti: difendere l’agricoltura dotandola dei migliori strumenti tecnologici, costituire un sistema forte nel quale tutte le componenti possano dare il proprio apporto specifico per affrontare le difficili sfide del presente e degli anni a venire[/i]». La nutrita serie di interventi si è conclusa con quelli dell’On. Luca Bellotti e dell’On Rodolfo De Laurentiis che hanno dato dimostrazione alla platea che non tutti i rappresentanti del mondo politico sono insensibili alle richieste di quello agricolo, trattando i temi del reddito delle imprese agricole e agromeccaniche, dell’auspicabile snellimento della burocrazia e delle ricadute positive che le liberalizzazioni avranno sul comparto agricolo.

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