In anteprima l'Editoriale di Aproniano Tassinari in pubblicazione sul numero 5/2010 de "Il Contoterzista" - n.

Comunicato n. 

[jst]L’ambientazione della canzone è semplice: una donna delusa e stanca delle vane promesse del suo amante… Ora provate a sostituire la donna con la categoria degli agromeccanici, l’uomo con il governo e le promesse con il Decreto Incentivi che avrebbe dovuto rilanciare il mercato delle macchine agricole, e ditemi se non viene voglia anche a Voi di canticchiare “[i]Parole, parole, parole[/i]…” Dopo anni in cui praticamente tutte le associazioni di categoria legate alla meccanizzazione agricola chiedevano con forza l’introduzione di incentivi per l’acquisto di mezzi, UNIMA non poteva che accogliere con soddisfazione prima l’annuncio dato agli inizi di febbraio dal ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, della presentazione al Consiglio dei Ministri di una proposta per concentrare il pacchetto di stimoli ai consumi comprensivo del settore delle macchine agricole e poi, poco più di un mese dopo (il 19 marzo, per la precisione), dell’approvazione del Decreto Legge. La traduzione di una proposta in Decreto Legislativo in meno di 40 giorni è qualcosa che raramente si vede nel nostro paese e che lasciava supporre da parte delle istituzioni la volontà di intervenire finalmente con incisività. Una supposizione lecita ma, ahimè, tristemente sbagliata. Se correttamente erogati gli incentivi previsti dal decreto legge, pari a 300 milioni di euro e operativi dal 6 aprile, avrebbero potuto dare una immediata scossa al mercato delle macchine agricole raggiungendo così il loro obiettivo primario che era quello di combattere una crisi che appare ormai infinita e che sta mettendo in ginocchio ampie parti del settore primario; contribuendo contemporaneamente a svecchiare il parco macchine circolanti in Italia che si configura come il più ampio e datato d’Europa, dando un apporto sostanziale a minimizzare l’impatto ambientale dei mezzi in uso sui campi e a incrementare la competitività della nostra agricoltura. “[i]Non cambi mai, non cambi mai, non cambi mai[/i]”… probabilmente la grande Mina avrebbe avuto nei confronti dell’annuncio del DL una reazione più scettica, ma chi di mestiere non fa il cantante ha preferito attivarsi con le diverse altre associazioni di categoria interessate per riuscire a individuare una linea comune da proporre alle istituzioni. Beh, non abbiamo fatto neanche in tempo a iniziare che già poche ore dopo il decreto attuativo ci ha rivelato la deludente sorpresa di un testo che, se da un lato riporta dopo sette anni la meccanizzazione agricola nell’agenda di governo, sotto tutte le altre prospettive si traduce in una vera e propria beffa, in particolare per gli agromeccanici che sono di fatto tagliati fuori.Cominciamo a dire che 20 milioni di euro sono briciole, ma a parte l’inconsistenza di tale importo, quello che non si può non sottolineare è che, almeno a una prima lettura, il 10% di sconto sull’acquisto di una macchina nuova sembra essere incompatibile con altri incentivi, come quelli della “Tremonti Ter”. Non che questo sia un problema, visto che tanto di agromeccanici che abbiano nel loro parco macchine mezzi con più di 10 anni non ce ne sono. Qualora si volesse rottamare il trattore del nonno e non si riuscisse a ottenere per proprio conto uno sconto dal rivenditore, l’iniziativa può comunque tornare utile. Purché ovviamente si intenda comprare qualche giocattolino da hobby farming e non si abbia bisogno di macchine di grande potenza. All’annuncio del decreto UNIMA aveva chiaramente paventato il pericolo che il comparto agromeccanico potesse rimanere tagliato fuori dagli incentivi e offerto, assieme a tutti gli interessati, la propria disponibilità a collaborare affinché l’iniziativa avesse un senso, una funzionalità e una giustizia intrinseca. Elementi che, visti i risultati derivati dall’aver ignorato tale offerta, evidentemente non sono stati ritenuti necessari o anche solo utili per poter dire di aver introdotto la rottamazione delle macchine agricole tanto richiesta. “[i]Parole, soltanto parole[/i]”, appunto.[/jst]

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