36/2004 da "il contoterzista" n. 10 editoriale - Caro petrolio e no food, occasione da non perdere - n.36/2004

Comunicato n. 

I più grandi di età tra gli agromeccanici ricorderanno certamente le domeniche di 'austerity' nelle quale tutti erano costretti a lasciare le macchine e andare a piedi. Con vecchi carretti rimessi su strada, biciclette agghindate nei modi più strani e originali mezzi di locomozione realizzati in casa tentavamo di superare la crisi petrolifera che nell'inverno del '73 mise in ginocchio il mondo industriale occidentale. Ci auguriamo di non dover più affrontare una simile e grave situazione, anche se per la verità andare un po' a piedi non farebbe male a nessuno. Purtroppo però le scorse settimane hanno visto una irrefrenabile ascesa del costo del petrolio. Le conseguenze non si sono fatte attendere. I riflessi sul mondo agricolo sono molti. Non meno pesanti quelli per le nostre imprese. Prime valutazioni mostrano che in media ogni agromeccanico per far lavorare le proprie macchine ha un costo di almeno il 7-8 per cento in più. Nonostante le parole e i proclami c'è sempre un avvenimento che riesce a condizionare il mercato e spingere le quotazioni del greggio verso l'alto. Serve quindi una schiarita ma soprattutto un sistema di regole del mercato che porti ad un raffreddamento dei costi energetici. Certo in una tale situazione consideriamo quanto meno improvvida la voce di una possibile decisione governativa di eliminare o attenuare l'agevolazione sul carburante agricolo. Una scelta fatta esclusivamente per reperire fondi da destinare alla promessa riduzione delle tasse. Non è il mio il solito discorso corporativo, ma voglio ricordare che gli effetti positivi di questa agevolazione sono ben visibili. Un beneficio che per oltre mezzo secolo ha assicurato in modo diretto lo sviluppo della meccanizzazione in agricoltura permettendo a produttori agricoli ma soprattutto a imprese agromeccaniche di mantenere sopportabili i costi dei loro servizi. E intanto mentre il prezzo di un barile supera i 45 dollari si torna a parlare di energie alternative e rinnovabili. Un settore in cui l'Italia non ha mai fatto molti investimenti tanto che siamo assai indietro rispetto ad altri Paesi pur avendo tutte le carte in regola come nel caso dell'energia eolica. Per ridurre la bolletta energetica ciclicamente si discute di fonti alternative quali quelle derivanti dai biocarburanti e dalle biomasse. Il risparmio di petrolio sarebbe notevole e avremmo un guadagno in termini sia monetari sia ambientali, con importanti ricadute positive per l'agricoltura italiana. È giunto però il momento di passare dalle parole e dai progetti faraonici ai fatti per non trovaci poi nei guai. Le superfici destinate al 'no food' non mancano, anzi, grazie al disaccoppiamento avremo ancora più ettari disponibili per le produzioni energetiche. Una tale riconversione colturale non potrebbe che far bene all'agricoltura potendo diventare una fonte remunerativa alternativa per agricoltori e agromeccanici. L'unima per questo propone di avviare, attraverso tutte le strutture periferiche, un lavoro di coordinamento con tutte le organizzazioni agricole, con il coordinamento degli enti regionali, che in agricoltura oggi hanno podestà assoluta, a creare un sistema capace di agevolare lo sviluppo delle produzioni non alimentari. Luigi Gulinelli

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