12/2004 da "il contoterzista" marzo 2004 - Paese che vai tariffa che trovi - n.12/2004

Comunicato n. 

Che l'Italia sia la patria dei particolarismi è un dato risaputo. Un fenomeno testimoniato anche dai tariffari delle lavorazioni effettuate dalle nostre associazioni territoriali. Su questo punto un nostro lettore ci chiede se è possibile cambiare il sistema al fine di rendere omogenee le unità di misura tanto diverse da nord a sud. Il lettore ci domanda di adeguarci alla metrologia ufficiale per garantire trasparenza alle tariffe dei contoterzisti e offrire così pari opportunità di comparazione concreta. Una richiesta che va in senso contrario alle attuali domande di federalismo e di decentramento, nell'ottica del giusto riconoscimento delle realtà locali. Le differenziazioni sono frutto di una tradizione contadina che ha radici nella notte dei tempi. Devo ricordare al nostro lettore che esse hanno una caratteristica locale radicata che cambia non solamente tra nord, centro e sud ma spesso all'interno di una stessa regione, e addirittura di una stessa provincia sia per estensioni territoriali, sia per quantitativi. Si tratta a prima vista di una diversità territoriale superabile, nella pratica rimane però il problema dell'identificazione immediata tra una determinata misura nazionale con quella tipica della propria zona. In certi luoghi spesso l'agricoltore fa tuttora fatica a parlare di ettari piuttosto che di biolche o pertiche. Allora come sprovincializzare il dato e rendere uniforme ed omogeneo il tariffario dei contoterzisti' Io penso che nella realtà sia difficile, all'improvviso, che gli operatori agricoli abbandonino la consueta strada per imboccarne una nuova. Possiamo comunque muoverci a piccoli passi e il primo che l'Unima può fare, ora, è quello di chiedere alle singole strutture territoriali di corredare il tariffario di un'unità di conversione con i sistemi generali, in modo da permettere, come ci è stato richiesto, al contoterzista di Palermo di dialogare con uno di Trento e magari con uno di Parigi. Ma il punto che più mi preme sottolineare è la questione dei costi reali: la vera applicazione sul campo delle tariffe. Assistiamo purtroppo ad una situazione nella quale le operazioni colturali sono eseguite a prezzi inferiori a quelli ufficiali. Gli operatori accettano passivamente l'imposizione di tariffe molto al disotto, quasi in perdita, di quelle stabilite. La causa è data da un'eccessiva concorrenza praticata da parte di soggetti che di professionale hanno ben poco, soprattutto quando usano macchine obsolete e tecnologicamente non all'altezza della situazione. Il vero problema non risiede, quindi, nella uniformità delle tariffe ma, e torniamo così al solito punto, il giusto riconoscimento che il committente deve dare al lavoro altamente specializzato degli agromeccanici. Le tariffe che i contoterzisti applicano devono sopportare un regime fiscale sicuramente più oneroso di un non professionista, l'incidenza della manodopera indubbiamente superiore a quella degli operatori agricoli insieme a un peso contributivo di otto punti percentuali superiore rispetto a quelle dell'imprenditore agricolo. Luigi Gulinelli

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