LA CANAPA, NUOVA OPPORTUNITA’ PER L’AGRICOLTURA ITALIANA

Comunicato n. 
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LA CANAPA, NUOVA OPPORTUNITA’ PER L’AGRICOLTURA ITALIANA

 

Nella sala riunioni della Protezione Civile di Fiuminata (MC) si è tenuto sabato 15 marzo un  convegno, promosso da APIMAI e Assocanapa Marche, sulle opportunità e sulle prospettive della coltivazione della canapa.

L'incontro, condotto e moderato da Corrado Grandoni, responsabile di Assocanapa Marche e Vice Presidente di APIMAI, l'associazione che riunisce le imprese agromeccaniche, ha visto la partecipazione di numerosi agricoltori di varie regioni del versante adriatico, particolarmente vocato alla coltura.

Come ha sottolineato il Sindaco di Fiuminata Rizzo, la canapa rappresenta un pezzo di storia del territorio maceratese, tanto che ancor oggi gli appezzamenti di terreno ne conservano il ricordo nella denominazione popolare (canepine). Reintrodurre la coltura, ha concluso Rizzo, costituirebbe una buona occasione per il rilancio di un'economia sostenibile fondata sulle risorse del territorio.

Patrizia David, docente di Sociologia all'Università di Camerino, ha confermato quanto sia importante puntare sulle risorse agricole e del territorio rurale, per rafforzare l'economia delle aree interne, progressivamente emarginate dalle politiche di sviluppo dei passati decenni.

La fase di recessione che noi stiamo ancora attraversando – ha concluso la prof. David – in Germania è stata superata dando credito alla green economy: tecnologie d'avanguardia applicate alle produzioni agricole e forestali, sia come risposta concreta alle mutazioni climatiche, sia come occasione di riequilibrio delle risorse e dello sviluppo in tutte le aree del Paese.

Corrado Grandoni ha sottolineato come la nostra industria sia sorta e si sia sviluppata partendo dal settore primario, che rivestiva un ruolo centrale e strategico nell'economia, grazie soprattutto alle colture destinate alla trasformazione. La progressiva dismissione di queste colture (dapprima quelle da fibra, da ultimo tabacco e barbabietola da zucchero) ha ulteriormente emarginato l'agricoltura.

Grandoni, da agronomo, ha rilevato le ottime potenzialità della coltura nelle Marche, grazie alla favorevole combinazione di terreno e clima, concludendo che i contoterzisti maceratesi possono mettere a disposizione superfici rilevanti, macchine idonee e le competenze necessarie a far decollare la coltura della canapa.

L'intervento di Silvano Ramadori, Presidente di UNIMA e di APIMAI, ha ricondotto la discussione all'esame delle criticità, prima fra tutte quella della scarsa remunerazione della coltura, rispetto ad una singola destinazione industriale. Remunerazione che può realizzarsi appieno solo creando una filiera, in grado di valorizzare la fibra (pannelli per la bio-edilizia), il canapulo (per la produzione di pellet o come lettiera antiodore per gli animali domestici), l'olio (con altissimo tenore di grassi Omega3) ed il panello di estrazione (industria mangimistica).

Questo è possibile, ha osservato Ramadori, solo realizzando una filiera locale: la canapa ha costi di trasporto elevati, a causa del basso peso specifico; ma per attivare gli impianti di trasformazione è necessario acquisire la disponibilità delle agricoltori, delle imprese agromeccaniche e dei gestori degli stessi attraverso un contratto a medio termine che dia certezze a tutti gli attori della filiera.

Le Regioni, ha concluso Ramadori hanno il compito di individuare, nell'ambito del prossimo Piano di sviluppo rurale, le misure per finanziare l'avvio di questa nuova filiera produttiva, che rappresenta anche un'opportunità di diversificazione produttiva dopo la dismissione della filiera bieticolo-saccarifera.

Claudio Losi, esperto di settore e Presidente dell'Ordine dei Periti Agrari di Modena  Docente ha premesso che in Emilia Romagna era partito, qualche anno fa, un progetto per estendere la coltura su circa 1.500 ha, con un congruo finanziamento regionale che aveva trovato diversi ostacoli, non ultimo quello normativo per la presenza di tracce di THC.

Attualmente, ha proseguito Losi, esiste un Consorzio di produttori, che tuttavia non riesce a far decollare la coltura per la mancanza di impianti per la trasformazione: un vero peccato, considerando le grandi potenzialità di una coltura che il relatore non ha esitato a definire “il maiale verde” per le molteplici destinazioni che offre.

Bisogna trovare, ha sottolineato Losi, un equilibrio fra la sostenibilità ambientale, garantita da un ciclo produttivo che rispetta l'ambiente, e quella economica, ancora problematica in relazione alla mancanza di strutture per effettuare la trasformazione sul territorio, che sia in grado di ripartire il valore aggiunto lungo tutta la filiera.

Il relatore ha affrontato gli aspetti agronomici della coltura della canapa e le sue principali criticità, con particolare riguardo alla scelta ed alla messa a punto delle macchine, all'estrazione della fibra ed alla raccolta del seme; infine, ha concluso Losi, è indispensabile che la coltura possa contare su una genetica specifica che, partendo dalle varietà autoctone, possa costituire varietà da destinare alla riproduzione a costi inferiori a quelli attuali, che appaiono fortemente limitanti specie nei terreni a minore fertilità.

Marco Cartechini, agricoltore e trasformatore, con la tecnica della spremitura meccanica a freddo, ha evidenziato le ottime qualità organolettiche ed alimentari dell'olio di semi di canapa, a causa dell'elevato contenuto in grassi Omega3, molto superiore agli altri oli vegetali, oltre che quelle riconosciute in campo cosmetico e nella medicina naturale.

Roberto Guidotti, del servizio tecnico UNIMA, ha condotto un breve excursus sulle possibilità di meccanizzazione della coltura, evidenziando la necessità di individuare le tecniche migliori per ridurne i costi diretti mantenendo un elevato standard qualitativo, rispetto alle produzioni che si vogliono conseguire, in particolare per la fibra ed il seme.

Daniele Esposito, esperto di marketing, ha affrontato alcune questioni di carattere commerciale legate alla collocazione del prodotto sui mercati, lamentando come la mancanza di una filiera specifica e di produzioni certe rappresenti ancora un grave ostacolo alla loro collocazione.

Il mercato nordamericano è particolarmente ricettivo, specie per farina e l'olio di semi di canapa prodotti con metodi naturali, ma la penetrazione in tali contesti è fortemente vincolato alle quantità commerciabili ed alla loro disponibilità nel tempo, anche per prodotti di nicchia; per questo, ha concluso Esposito, è indispensabile creare un consorzio di filiera che garantisca qualità, quantità e disponibilità dei prodotti e dei sottoprodotti.

Francesco Monaco,  produttore di pellet per riscaldamento, ha evidenziato l'ottima qualità tecnologica del pellet derivato dal canapulo, sia per l'elevato potere calorifico, sia per il basso contenuto di ceneri (prossimo a quello del legno di conifere), sottolineando come una filiera ben organizzata potrebbe essere altamente remunerativa, a condizione che si potesse contenere il costo del trasporto.

Nel corso del dibattito numerosi agricoltori, anche di altre regioni, hanno manifestato un forte e motivato interesse verso la reintroduzione della coltura della canapa, pur concordando sulla necessità di creare forme di aggregazione, in grado di raggiungere una massa di prodotto sufficiente dal punto di vista della trasformazione industriale e della commercializzazione dei prodotti primari e secondari, tali da garantire redditività all'intera catena produttiva.

 

Ufficio Stampa UNIMA

 

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